Gli utensili da taglio

alex | 12/12/2023

L'affilatura degli utensili da taglio è un'operazione che svolge un ruolo fondamentale. Può sembrare paradossale ma un utensile più affilato risulta essere "meno pericoloso" rispetto ad uno che taglia poco e male. Si pensi alla forza necessaria da imprimere ad uno scalpello o ad una sgorbia non sufficientemente affilati per scalfire un blocco di legno: se dovessimo accidentalmente perdere il controllo dell'utensile (cosa che peraltro statisticamente succede almeno una volta nella vita di un liutaio) questo andrebbe a conficcarsi ovunque con un livello altissimo di energia cinetica da dissipare. Se  per malasorte la nostra mano dovesse trovarsi sulla traiettoria vi lascio immaginare le conseguenze (e parlo per esperienza). Se ci curiamo di mantenere le nostre "lame" in un buono stato di affilatura potremmo ridurre tale rischio: nello sfortunato caso in cui dovesse "sfuggirci" lo scalpello o la sgorbia, potremmo essere in grado di frenarlo in tempo in modo tale da limitare i danni. Con questo non intendo sottovalutare la pericolosità di questi attrezzi (errore che si commette spesso): il problema è che, talvolta, si pone molta concentrazione, attenzione e cautela quando si adoperano macchinari, ma si tende a "rilassarsi" troppo quando invece si maneggiano utensili da taglio "manuali". Per assurdo infatti ci si ferisce più facilmente con questi ultimi, proprio per l'eccessiva confidenza che diamo loro!

In questo articolo includo una serie di filmati che riprendono le diverse fasi di affilatura di alcuni utensili. 

 

L'affilatura degli utensili da taglio

Dividiamo in due categorie le nostre lame: quelle single-bevel e quelle double-bevel. La maggior parte degli utensili nel nostro laboratorio saranno da affilare come single-bevel: pensiamo ai coltelli da filettatura, a tutti i nostri set di sgorbie, di scalpelli e di lame da pialla. Solitamente questi vengono venduti con un "tagliente" già preimpostato. Ci sarà quindi sufficiente rettificare il Tagliente iniziando con la mola ad acqua. Dopo l'affilatura con la mola ad acqua, si rifinisce il tagliente sulla pietra (o su carte "vetrate" come ad esempio quelle della serie Scary Sharp). Le grane utilizzate sono solitamente due: dopo l'affilatura a mola il tagliente risulta concavo e sul filo è presente molta "bava". Per "appiattire" i bordi del tagliente (e, di conseguenza, eliminare il grosso della bava) si dà una levigata con una pietra/carta a grana 1000 circa. È importante non insistere con l'abrasivo a grana 1000: va utilizzato solo per togliere la bava in eccesso e per rettificare il filo. Per capire se il filo è rettificato adeguatamente basta accertarsi che questo non presenti i segni della mola, ma che risulti invece più liscio ed uniforme.

Successivamente si passa alla pietra a grana 6000/8000 per la finitura. In questa fase viene rimossa la bava residua e i bordi del tagliente assumono un aspetto lucido. Come fase finale è consigliabile effettuare una lucidatura anche tramite cuoio e pasta abrasiva. A tale scopo si può utilizzare la ruota di cuoio solitamente inclusa nelle mole ad acqua o, in alternativa, una semplice coramella  (preferibilmente di quelle rigide). Questa operazione "ammorbidisce" il filo della lama e renderà il taglio più fluido e scorrevole.

Nel primo video porto l'attenzione su una lavorazione che, a mio parere, tende ad essere sottovalutata o praticata non spesso quanto si dovrebbe: la rettifica delle pietre ad acqua. Si tratta in realtà di un'operazione che va eseguita frequentemente: con una pietra perfettamente piana riusciremo ad affilare in modo più semplice ed accurato.

 

Occhio alla concavità del tagliente

È importante creare una concavità del tagliente al fine di rendere i successivi passaggi di finitura a pietra più semplici.

concavita

Un altro fattore importante è l'inclinazione data al tagliente. In linea di principio minore è l'angolo, maggiore sarà la capacità di taglio. Purtroppo una lama così affilata avrà un filo molto fragile che si usurerà molto facilmente. Per le lavorazioni manuali (scalpelli, sgorbie, coltelli e lame da pialla) gli utensili non dovrebbero essere affilati con angoli inferiori ai 20 gradi o superiori ai 35 gradi.

Un altro caso è rappresentato dagli utensili da tornio, ma non ce ne occuperemo in questo articolo.

A 20° si possono affilare lame dedicate esclusivamente alla lavorazione di legni morbidi (a causa del filo molto fragile). A 30/35° si possono affilare lame dedicate alla lavorazione di legni duri. Ovviamente non è molto pratico tenere per ogni utensile la versione soft-wood ed il suo doppione hard-wood. Dovremmo avere un parco utensili sterminato e non avrebbe senso. In realtà si possono ottenere dei risultati eccellenti anche trovando dei compromessi: solitamente si mantiene un angolo di circa 30 gradi per gli utensili da lavoro "pesante" come gli scalpelli, le sgorbie ed i coltelli. Si tende, invece, ad affilare con un angolo leggermente minore le lame da pialla (circa 25 gradi). Con tale angolo si è in grado di piallare efficientemente sia legni morbidi che legni duri, mantenendo una durata del filo decente.